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"LE LOCANDE DELLA FELICITA'"
Da Perugia a Ferrara da Treviso a Messina 24 dimore dal fascino particolare: ricerca di autenticità, genuinità nei rapporti di ospitalità e la rivalutazione delle tradizioni culinarie del nostro paese, al mare, in montagna, nei luoghi d'arte.
Nel dizionario Devoto-Oli, alla voce "locanda" si legge: "Modesto locale che offre l'opportunità dei pasti e dell'alloggio. In passato, anche denominazione di alberghi di lusso". Un tempo, le locande erano quindi luoghi di passaggio in cui il viaggiatore si fermava appena il tempo necessario per rifocillarsi e dormire, prima di rimettersi in cammino. Oggi sono un luogo adatto a chiunque sia in cerca di un'oasi di pace e tranquillità: in un'ospitale casa di campagna, in una piccola pensione di fronte al mare, nel minuscolo albergo nascosto sotto i portici del paesotto di provincia o, ma raramente, in una città. Ma se gli vogliamo aggiungere quel coté romantico che si addice a chi è in cerca di un rifugio accogliente, è ancora: luogo di delizie e di serenità, un porto sicuro per il navigante nel mare tempestoso, della faticosa quotidianità, una promessa di una serata gastronomica speciale. Queste e molte altre cose può essere una locanda. Tutt'oggi la denominazione "locanda" è sopravvissuta laddove si voleva esplicitamente e, caparbiamente, sottolineare la conservazione delle caratteristiche d'antan: la ricerca di autenticità, di genuinità nei cibi e nei rapporti di ospitalità, di un certo gusto, ma soprattutto di rivalutazione della memoria storica delle tradizioni culinarie e non solo. Così alcune locande italiane, fiere della loro origine e forti di una lunga storia, si sono rilanciate e hanno migliorato la qualità dei servizi offerti, spesso nascosti da un lusso "minimale", fatto di dettagli, dove quello che conta è  l' anima del luogo, l'atmosfera, l'ospitalità affabile, raffinata ma non pretenziosa. Ricapitolando, i tre fili "rossi" che ci rimandano oggi a quello che si intende per locanda non sono altro che: accoglienza familiare e garbata, poche stanze, buona cucina, che sia di trattoria o governata da uno chef, una sorta di "denominazione di origine protetta" per tutti coloro che vogliono offrire il giusto mix di gusto e ristoro. Ne abbiamo scovate alcune disseminate lungo le strade e nelle città grandi e piccole del Belpaese, le abbiamo ripartite per itinerari dando la possibilità al viaggiatore di ritrovare l'atmosfera promessa nei luoghi più diversi, partendo dalle locande nei luoghi artistici d'Italia a quelle che offrono una gastronomia speciale, da quelle che si avvalgono di cure di benessere a quelle nelle località di montagna o di mare, senza trascurare le più antiche e, infine, quelle che stanno per debuttare. (di Maria Sole Pantanella da "I Viaggi " di "La Repubblica" Anno V n° 172 del 12.04.2001 relativo al libro ANTICHE E NUOVE LOCANDE ed. Le Lettere

"VIGNETI DI FAMIGLIA"
Alla scoperta del Castello di Pomino nella Valle della Sieve e del Castello di Nipozzano nel cuore del Chianti Rufina appartenenti ai Frescobaldi, che grazie a iniziative come il Busker Festival ideato negli anni Ottanta dalla marchesa Bona, hanno contribuito a far conoscere questo territorio, puntellato, oltre che da campi coltivati a vite, da colline, boschi e foreste, nel mondo.
Se la ricordano ancora, quaggiù, quella prima volta della fine anni Ottanta quando giocolieri, attori, musicisti, acrobati, mimi, cantastorie, trampolieri, chiamati dalla marchesa Bona Frescobaldi, invasero le strade di Pelago e di quella zona, tra Pontassieve e la Consuma, lambita appena dal turismo e relegata al ruolo di cugina povera e racchia della più bella, magnifica, osannata, celebrata, visitatissima regione del Chianti senese. Se la ricordano ancora, e come scordarsela?, visto che da lì in poi, grazie a quell'idea, Pelago e il suo Buscker Festival sono diventati un must degli amanti dell'arte, quella vera però, quella genuina e ruspante On The Road. Negli anni il Festival di Pelago si è andato raffinando e anche ingrandendo: già nel 1990 in una sola serata si riunivano tra la piazza e la rocca duemila persone per ascoltare Jorge Ben o jazzisti a decine, come Enrico Rava con il suo quartetto, che infuocavano le notti di luglio fino, almeno, le quattro di mattina. Oggi il Busker Festival di Pelago fa il paio con quello di Ferrara: e i Frescobaldi sono tornati ad essere una stirpe di eroi ed eroine da queste parti. Quasi non ci si crede visitando la Locanda Tinti, una vera chicca semi-provenzale, o il Podere Castellare, dove arredi di Stark si sposano con il Feng Shui e la bioarchitettura seguendo i quali è stato ristrutturato questo casale immerso nel verde che sembra uscito da una rivista di dimore alla moda, o passando da quel ristorante nella piazza che non si capisce perchè non ha ancora i tavoli fuori. Quasi non ci si crede che qui, fino a quasi tutti gli anni Ottanta, il personaggio più famoso era il veterinario del paese e di quelli del Castello si conosceva poco o niente se non il nome, Frescobaldi, che ancora incuteva un certo timore, ma che comunque erano là, in un altro piano della vita. Oggi grazie alle idee della marchesa più famosa d'Italia, all'impegno dell'amministrazione comunale, alla ristrutturazione del Castello di Nipozzano e di quello di Pomino, secolari proprietà dei Frescobaldi, dimore di lusso che offrono wine shop, cartine, sale degustazione e persino la possibilità di farsi preparare un pranzo a base di prodotti tipici in una delle sale del castello; grazie alle feste, come quella ormai mitica del 2000, organizzata da Tiziana Frescobaldi a restauri ultimati del Castello di Nipozzano le cui prime vestigia risalgono niente meno che all'anno Mille, e che vide all'opera quattro tra gli chef più famosi del mondo (Nabu Mitsuhisa, Charlie Palmer, Annie Feolde, Hans Haas) e una quantità impressionante di personaggi che si aggiravano un pò frastornati ma tanto felici di essere lì tra quelle stesse sale da dove era passato persino il Charles d'Inghilterra, principe di Galles, che nel 1986 aveva qui piantato un olivo e una vite. Oggi, dunque, Pelago è diventata moda. Vengono a decine a visitare la zona e a degustare i vini che hanno reso ancora più famosa la casata che lo produce fin dal 1300, quando iniziò la coltivazione della vite proprio in Val di Pesa. I Frescobaldi, con i loro mille ettari coltivati a vite, la produzione di sette milioni di bottiglie l'anno, sono un pò dappertutto qui in Toscana, dove hanno nove tenute, di cui le più importanti sono: Nipozzano (Chianti), Pomino (Pomino), Castiglioni (Chianti), Castel Giocondo (Brunello di Montalcino), Santa Maria (Morellino di Scansano); sono a Firenze a pochi metri da piazza Signoria con un wine bar; e sono persino all'aeroporto Leonardo da Vinci di Roma, con due punti vendita e tasting apprezzatissimi dai viaggiatori di ogni paese. Sono persino nella moda: nel 1999 firmarono una bottiglia, ormai un cult, insieme a Gianfranco Ferrè; si trattava di una Magnum di Brunello di Montalcino del 1993 che venne "tirata" in ventimila esemplari andati a ruba soprattutto in Giappone. Nel mondo del vino di Toscana, accanto ad altre casate come i Contini, gli Antinori, i Biondi Santi, i Cinelli Colombini con la Fattoria dei Barbi di Montalcino e quella di Trequanda che produce un vino al femminile, i Frescobaldi sono dunque un nome davvero altisonante. Che si sposa bene con la storia di tutto rispetto della famiglia: grandi costruttori fin dal medioevo (edificarono tra l'altro il ponte Santa Trinita); anche loro banchieri, sempre nel medioevo entrarono in contrasto con i Medici, tanto che un Frescobaldi è annoverato tra i partecipanti alla congiura dei Pazzi; Dino Frescobaldi, poeta del Dolce Stil Novo, fu amico di Dante; un  Frescobaldi fu precettore di un rampollo dei Lorena, che li fecero nobili; a Girolamo Frescobaldi, musicista e compositore, sono intitolati conservatori e strade: nel 1500 il Ghirlandaio creò una predella in occasione del matrimonio di un componente della famiglia; nella chiesa di Santo Spirito, tra le più singolari di Firenze, c'è la cappella Frescobaldi: la famiglia, proprio come i Medici nella chiesa Santa Felicita, aveva qui un affaccio (tutt'oggi esistente) per assistere senza muoversi di "casa" alla  Messa; lettere documenti attestano che già nel XVI secolo i Frescobaldi fornivano vini alla Casa Reale d'Inghelterra e alle corti di molti paesi europei. "Una bella eredità!" commenta Tiziana Frescobaldi, che si occupa con perizia all'azienda di famiglia. "Da una parte è una sensazione unica avere un quadro così preciso delle proprie radici storiche" spiega. "Crea un forte senso di appartenenza, certo: ma d'altra parte è molto difficile essere epigoni: non devi dimostrare niente nè conquistare niente. Non devi fare storia: ne fai parte". E aggiuge, divertita e ironica: "A volte fa sentire prigionieri". Una bella prigionia, non c'è che dire: in mezzo ai vigneti più alti di Toscana, come a Pomino dove si produce il vino coltivato, appunto, più alto, sei-settecento metri di altitudine. O tra vini dai nomi evocativi come Danzante. O tra le bottiglie Luce e Lucente create insieme ad altre casate e altri produttori come il californiano Robert Mondavi. O, ancora, tra le specialità le cui bottiglie sembrano contenere profumo tanto sono belle: come l'olio Laudemio, la grappa Luce della Vite (creata con Robert Mondavi e Jacopo Poli), la grappa di Brunello di Montalcino Castelgiocondo, il vinsanto Santo Spirito o il brut Millesimato. Con un volume d'affari  di 65 milioni di euro l'anno, un "parco" etichette e produzioni vastissimo grazie alla grande varietà di territori e di uve (sangiovese, gamay, merlot, chardonnay, cabernet, sauvignon, pinot bianco, traminer aromatico, primitivo, ribolla gialla, tocai friulano, semillon, syrah per dirne qualcuna); e grazie agli affinamenti in barrique, botti, acciaio e bottiglia, la produzione Frescobaldi fa davvero onore al suo nome. Una bella prigionia, insomma: tra i mille ettari dei "vigneti di famiglia". 
PER DORMIRE - LOCANDA TINTI - OGGI PELAGO E DIACCETO SONO DIVENTATE ALLA "MODA", GRAZIE ALLE LOCANDE SEMI-PROVENZALI, AGLI AGRITURISMI FENG SHUI E AL VINO PIU' ALTO DI TOSCANA, IL POMINO
La Locanda Tinti è un'istituzione da queste parti: aperta di recente è già diventata un punto di ritrovo noto e richiesto da quanti passano dal Chianti Rufina nella perlustrazione della Toscana, per arrivare alla Consuma e Vallombrosa. Gestita dai fratelli Tinti e dalle mogli, la locanda è sorta dove un tempo si trovava il bar gelateria dei genitori. Dispone di sei camere doppie e con servizi, arredate ognuna con colori diversi e con particolari in pietra serena, marmo di carrara, cotto fiorentino, ceramiche e legno di castagno. All'ingresso un bar con due sale dove viene servita la colazione continentale. E' in fase di apertura anche un ristorante. Prezzo 80.00 euro a camera; la colazione è di 08.00 euro a testa. Per i lettori dei Viaggi di La Repubblica viene praticato uno sconto del 10% (di Roby Cappelli da "I Viaggi" di "La  Repubblica" Anno VIII n° 338 del 16.09.2004)

"QUANDO LA TERRA RACCONTA"
La casata dei Marchesi de' Frescobaldi stende un fil rouge lungo 700 anni: un percorso sospeso tra tradizione e innovazione.
"Scriveva Esse che l'amore per l'Italia non cerca e non corre più ma si accontenta della serenità del nuovo incontro. Come non capirlo qui sulle colline di Firenze."
A mezz'ora da Firenze gli ulivi punteggiano il paesaggio e le vigne creano una texture del gusto. Tra degustazioni, storia e natura, la Statale 67 pennella le colline in direzione dell'Appennino.
Pensi Firenze e immagini un weekend dove perfino le pietre parlano e la primavera abbaglia con i verdi infiniti dei paesaggi collinari. Dici Frescobaldi e subito la mente corre a un nobile passato di Toscana. Il tramonto allunga le ombre delle statue delle mura di Palazzo Vecchio. Il Nettuno e la riproduzione del Davide sono alle ultime foto della giornata e qualche coppia si abbraccia sotto la Loggia dei Lanzi. Il Perseo di Benvenuto Cellini e tutte le figure che lo circondano smettono di essere attrazioni turistiche per tornare all'intimità che ogni notte li avvolge. Il cielo stellato è una dolce coperta che da secoli li fa riposare. Proprio in questo momento smetti di essere uno dei visitatori di Firenze per iniziare a farne parte. Tu come le statue, fusi in uno scenario dove la magia si tocca con mano. La pioggia di sensazioni si appoggia sulla pelle con delicatezza e diventa un invito all'assaggio. Comincia allora un viaggio nel viaggio. Il vicino ristorante traghetta verso i profumi e i sapori della regione. Torna il nome della nobile casata. E' qui che scopri che la terra inizia davvero a parlarti. Il racconto del Ristorante e Wine Bar dè Frescobaldi è lo spunto per iniziare un'escursione nei sapori toscani. Dalla cucina lo chef ti accoglie con la fettunta con l'olio nuovo e un tagliere di salumi dell'Appennino. I paccheri li servono con un delicato gusto di baccalà, ceci di montagna e pomodorini, mentre la carne si anticipa con il profumo della griglia per una fiorentina all'altezza del nome della città e di un locale dove design e gusto si combinano tra tradizione e innnovazione. Per i vini, la carta crea un ponte con le cantine delle tenute del casato. Ogni etichetta è una storia e ogni storia un castello. Hai assaggiato e non riesci a farne a meno. Ne scegli due per soddisfare la curiosità e uscire dalle mura della città. Il Castello di Nipozzano ha più di mille anni. E' ancora incorniciato dalle mura e dal villaggio arroccato sulla collina. Da molto tempo gli echi delle spade si sono spenti nei silenzi religiosi delle cantine dove vengono prodotti e affinati in barriques i vini rossi della tenuta dei Frescobaldi. Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot beneficiano dei terreni e del clima asciutto e ventilato, condizioni ideali per produrre vini armonici, di grande finezza e corpo, con una struttura particolarmente adatta all'invecchiamento: il Nipozzano Chianti Rufina Riserva DOCG, e i cru Montesodi e Mormoreto. Sembra un invito. Non si vorrebbe mai invecchiare, ma farlo qui è più dolce, proprio come il buon vino. La traccia continua e ancora oltre si profila un altro castello. Pomino ha un aspetto meno guerresco. La sua gentilezza pare trovi corrispondenza anche nei vini. La tenuta è fra le pochissime della regione nota per la qualità dei suoi bianchi oltrechè dei suoi rossi. Pomino Bianco, Pomino Benefizio, Pomino Pinot nero, Pomino Vendemmia Tardiva aspettano di addolcire il tuo pomeriggio, magari all'ombra quieta di una delle pievi romaniche che dalle creste ti chiamano alla riflessione. Hanno molto da raccontare. Siediti e godi della vita, sembrano dirti. Tutto il resto può aspettare.  
Da non perdere nei dintorni: 
- ABBAZIA DI VALLOMBROSA
Nella maestosa abbazia benedettina di Vallombrosa la comunità benedettina è vissuta e continua a vivere dal 1036. www.monaci.org
- EREMO DI CAMALDOLI
Nell'ambiente incontaminato delle foreste casentinesi, un'oasi per lo spirito. www.camaldoli.it 
- PARCO DELLE FORESTE CASENTINESI
Un'area di Appennino imperdibile per gli amanti della natura. Si estende lungo la dorsale appenninica tosco-romagnola, scendendo ripidamente lungo le vallate parallele del versante settentrionale e in maniera più graduale nel versante toscano, che si presenta con pendii più dolci, fino all'ampio fondovalle fermato dall'Arno. www.parcoforestecasentinesi.it 

Da non perdere:
"ALLA SCOPERTA DEL GUSTO"
- A FIRENZE
Ristorante dei Frescobaldi, via dei Magazzini 2-4/R FI, tel. 055 284724, chiuso domenica e lunedì a pranzo.
- A NIPOZZANO
Cantine storiche e un piccolo punto di ristoro, Marchesi dè Frescobaldi, Enoteca di Nipozzano, via di Nipozzano, Pelago FI, tel. 055 8311050
- A PELAGO
Osteria della Scioa, un locale piccolo nel cuore del borgo medievale ma di grande qualità dove gustare i piatti raffinati di questo territorio tutto da scoprire, piazza Ghiberti 30 Pelago FI, tel. 055 8326062
DORMIRE CON STILE
- Locanda Tinti, locale dalla lunga tradizione di ospitalità toscana, via Casentinese 65 Diacceto Pelago FI, tel. 055 8327007
- Podere Castellare, agriturismo di charme in aperta campagna, via Case Sparse, Diacceto Pelago FI, tel. 055 8326082
("Firenze tra pievi e castelli" di Manzoni & C. per Marchesi dè Frescobaldi da "I Viaggi" di "La  Repubblica"  del 22.03.2011)

"IL GUSTO DEL PAESAGGIO"
Dal cuore più nobile e antico di Firenze al castello millenario sulle colline tra i vigneti del Chianti. Un viaggio alla scoperta di piccoli tesori d'arte nascosti, tra abbazie e locande, soste gourmand e acquisti doc 
Arte e sapori. Un binomio da vivere e assaporare appieno, lungo un itinerario tra antiche pievi e preziosi affreschi, specialità gastronomiche e grandi vini, che parte dal cuore di Firenze per arrivare ai colli del Chianti. Attraversando la storia. Nel centro più antico della città, si affaccia su piazza della Signoria il Ristorante e Wine Bar dei Frescobaldi, aperto dieci anni fa: decori dai colori caldi, piatti della tradizione toscana e i vini della casa, protagonista di una storia di qualità lunga 700 anni (www.deifrescobaldi.it). Sull'angolo opposto della piazza imperdibile una sosta da Rivoire, uno dei caffè più antichi di Firenze, per gustare la famosa cioccolata calda, eccellenza artigianale dal 1872, prima di lasciare il capoluogo per andare alla scoperta dei tanti piccoli tesori di cui è costellato il territorio. Come l'Oratorio di Santa Caterina delle Ruote (www.oratoriodisantacaterina.it) a Ponte a Ema, alle porte della città: una semplice cappella a pianta regolare, edificata nel Trecento dagli Alberti, che dietro alla facciata a capanna c'era uno splendido ciclo di affreschi con storie della vita di Santa Caterina d'Alessandria, protettrice dell'Arte dei Giudici e dei Notai e per questo scelta come soggetto dagli Alberti, che a quella corporazione erano iscritti. All'opera si alternarono diverse personalità artistiche dell'epoca, tra cui Spinello Aretino. Siamo nel comune di Bagno a Ripoli, dove vale la pena di andare a scovare un'altra perla: il Ninfeo della Fata Morgana, un piccolo edificio in stile manierista fatto erigere verso la fine del Cinquecento nel parco della sua villa da Bernardo Vecchietti, colto e ricchissimo cittadino protettore di artisti. Come il Giambologna, autore della statua della Fata Morgana che sorgeva al centro della fontana all'interno del ninfeo (visite su prenotazione tel. 055 6390356). Il viaggio continua, seguendo il corso dell'Arno, fino a raggiungere l'Abbazia di Santa Maria di Rosano, fondata nel 780 per accogliere una comunità di monache benedettine di clausura. Fanno parte del complesso il grande chiostro del 16° secolo e la chiesa romanica, dove la liturgia è celebrata in latino, con canti gregoriani (vespro alle 17 nei giorni feriali, alle 17.30 nei festivi). Giunti nel cuore del Chianti Rufina, ecco il Castello di Nipozzano, roccaforte difensiva eretta nell'anno Mille, dal 1925 sede delle cantine della famiglia Frescobaldi, dove si producono il vino storico Nipozzano e il cru Mormoreto (si possono prenotare visite con degustazioni asll'indirizzo: hospitality@frescobaldi.it). Ideale per un aperitivo con vista sui vigneti della tenuta l'enoteca Il Quartino (via Casentinese Bassa 16/a, Pelago, tel. 055 8311426), locanda informale dove si possono consumare salumi e altri snack a chilometro zero accompagnati da tutta la selezione dei vini Frescobaldi. 
Menu ispirato ai vini del Castello al ristorante della Locanda Tinti, locale dalla lunga tradizione di ospitalità toscana dove si riscoprono i sapori autentici della cucina di una volta (aperto dal giovedì alla domenica e festivi, via Casentinese 65, Diacceto, Pelago, tel. 055 8327007, www.locandatinti.it). 
Due gli indirizzi da segnalare a Diacceto per far provvista di specialità locali: carni scelte e salumi di produzione artigianale all'Antica Macelleria Spolveri, in via Casentinese al civico 45; pane e dolci tipici cotti nel forno a legna da La Torre (www.fornolatorre.com). L'itinerario si conclude nella vicina Pomino, dove la pieve romanica di San Bartolomeo custodisce una tavola quattrocentesca con la Madonna in Trono fra San Antonio Abate e San Sebastiano, attribuita al Maestro di San Miniato, e un dossale im terracotta della bottega di Andrea della Robbia. 
Colori caldi e sapori autentici della cucina toscana alla Locanda Tinti, a Pelago.
(Dalla rivista "Dove" di dicembre 2012 edizione speciale ECCELLENZE)
   
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DIACCETO dagli anni '30 agli anni '50